Bilanciamento e dialogo fra le Corti nell’Unione europea: la Corte di Giustizia dichiara invalida la Data retention directive

Lo scorso 8 aprile 2014, la Grande Sezione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso la sentenza relativa alle cause riunite C-293/12 e C-594/12, presentate rispettivamente dall’Alta Corte d’Irlanda e dalla Corte Costituzionale austriaca in sede di rinvio pregiudiziale ex art. 267 TFUE per accertare la validità della direttiva in materia di conservazione dei dati (cd. Data retention directive, dir. 2006/24/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 marzo 2006, che modifica la dir. 2002/58/CE). Obiettivo principale della direttiva era l’armonizzazione della disciplina normativa degli Stati membri in tema di conservazione dei dati generati o trattati dai fornitori di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico o di una rete pubblica di comunicazione, al fine di consentire alle autorità di pubblica sicurezza l’accesso a tali dati nell’ambito di attività di indagine, accertamento e perseguimento di reati di particolare gravità, come ad esempio quelli connessi al terrorismo e alla criminalità organizzata. A tale scopo, la direttiva prevedeva che i citati operatori dovessero conservare per un periodo non inferiore a sei mesi e non superiore a due anni i dati relativi al traffico telefonico e internet, quelli relativi alla localizzazione geografica delle comunicazioni e quelli relativi all’identità di tutti gli utenti dei servizi di telecomunicazione.

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