Deborah Scolart, L’Islam, il reato, la pena. Dal fiqh alla codificazione del diritto penale, Roma, Istituto per l’Oriente C.A. Nallino, 2013, pp. 424

Si tratta di un libro che, al di là del suo intrinseco valore scientifico – di utilità “pratica” a fini di studio e ricerca – serve a dipanare tutta una serie di dubbi e (sovente anche di) preconcetti su quella branca del diritto islamico, che è l’ambito penalistico, intorno a cui maggiormente si addensano le nubi dell’ignoranza e del pregiudizio, stante anche la scarsezza di lavori sul tema, soprattutto in lingua italiana. Il libro, inoltre, è corredato da un amplissimo apparato di note a piè di pagina che costituisce un vero e proprio “testo parallelo”, la cui estensione rappresenta una miniera di dati importante per “illuminare” e allargare l’orizzonte su quanto narrato nel corpo del testo. Si tratta, perciò, di un opera che può essere di grande ausilio anche per chi non studia (da specialista) il diritto (penale) islamico ma si interessa in generale del rapporto tra diritto e religione (soprattutto in chiave comparatistica) e che guarda con attenzione (ma anche solo curiosità) alle costruzioni razionali “differenti” da quella occidentale. Una strada obbligata, quest’ultima, se non ci si vuole precludere la possibilità di comprendere ciò che è diverso.

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