Social mediation: a (proposed) educational pathway

I conflitti, che avvengono dalle guerre alle più piccole controversie nei tribunali civili, divengono sempre più ampi e frequenti. Ogni conflitto, se violento, si carica di una possibile continuazione e moltiplicazione del conflitto. Di conseguenza, aumenta anche la volontà di affrontare i conflitti, di risolverli, di ridurre i loro effetti negativi per neutralizzarne le cause.
Or bene se da un lato bisogna sviluppare la "cultura della mediazione" dall’altro è opportuno dare spazio ad una formazione particolare e “mirata” dei mediatori. Possiamo dire che, insieme con le "informazioni" (cioè la diffusione della "cultura" della mediazione) c'è la necessità della "formazione", in particolare del profilo specifico del "mediatore per l'inclusione sociale".
In questo articolo analizziamo il fenomeno iniziando innanzitutto con le individuazione delle specifiche mediazioni (ad esempio la mediazione civile e commerciale, la mediazione culturale e interculturale, la mediazione familiare, la mediazione scolastica, la mediazione ambientale, la mediazione penale e la giustizia ricostruente) e, in secondo luogo, l’analisi delle figure di mediazione non ancora esistenti (ad esempio la mediazione tecnologica e dell’informazione, la mediazione del lavoro, la mediazione generazionale, la mediazione neo-familiare). L'analisi di questi diversi tipi di mediazione in riferimento ai diversi conflitti ci porta a supporre che la "mediazione sociale per l'inclusione" sia la più complessa e ampia tra le mediazioni. Di conseguenza, questo nuovo tipo di mediatore ha bisogno di una formazione particolare e completa non solo in "teoria" ma anche in pratica e sviluppata con l'esperienza concreta sul campo. In considerazione del quadro normativo europeo e delle norme di ogni Stato membro in materia di istruzione superiore abbiamo cercato di formulare un piano educativo che, riunendo aspetti pratici e teorici, possa avere un "riconoscimento europeo" per il "mediatore sociale" e quindi godere dei vantaggi offerti dalla direttiva sul riconoscimento delle qualifiche, la libera circolazione e il libero esercizio della professione in Europa.