Il futuro della cittadinanza sociale europea dopo la riforma di Lisbona

L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (dicembre 2009) e il fatto che lo stesso abbia attribuito forza giuridica vincolante alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea costituiscono un punto di riferimento essenziale per una rinnovata riflessione sul contenuto e il ruolo della politica e dei diritti sociali nel contesto dell’ordinamento giuridico dell’Unione, quali volano per il consolidamento e lo sviluppo della “cittadinanza sociale europea”. Infatti, l’interrogativo che è lecito porsi è se il nuovo assetto della politica sociale delineata dal Trattato di Lisbona e l’attribuzione di forza giuridica vincolante ai diritti sociali contenuti nella Carta dei diritti fondamentali siano in grado di determinare quel salto di qualità della cittadinanza europea da una cittadinanza prevalentemente “politica” ad una “reale” cittadinanza sociale.

Prima di svolgere le considerazioni necessarie – sia pure in termini sintetici – sul ruolo dei diritti e della politica sociali nel contesto normativo determinato dalla riforma di Lisbona – e per questa via tentare di dare una risposta all’interrogativo che ci siamo posti – è utile fare due precisazioni atte a favorire un inquadramento coerente delle successive riflessioni di questo intervento.

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