Anna Margherita Russo (a cura di), Los escenarios móviles del derecho regional europeo Reflexionando en el palacio de Godoy, Centro de Estudios Políticos y Constitucionales, Madrid, 2015, pp. 171

Come la dottrina ha messo in luce, la crisi che (ancora) tormenta l’Unione Europea non è solo di natura economica, trovando le proprie radici in questioni molto più profonde che rivelano alcune debolezze del processo integrativo. Nelle parole di Menéndez “the European Union is not undergoing one crisis, but is instead suffering several simultaneous, interrelated, and intertwined crises—crises, which are global, not exclusively European. Put differently, the subprime crisis turned the economic, financial, fiscal, macroeconomic, and political structure weaknesses of the Western socio-economic order into at least five major crises” (A. Menéndez, “The Existential Crisis of the European Union”, German Law Journal, 2013, 453-526). È normale, allora, cercare di affrontare tali questioni da più punti di vista, privilegiando l’interdisciplinarietà, che è da sempre caratteristica essenziale degli studi europei.

Il libro qui recensito condivide questo tipo di scelta e raccoglie gli atti di alcuni dei seminari  “García Pelayo” organizzati dal Centro de Estudios Políticos y Constitucionales di Madrid, nel palazzo di Godoy, in particolare quelli svoltisi nell’anno 2012-2013, sotto il coordinamento di Anna Margherita Russo, la curatrice del volume.
A differenza di molti volumi curati su temi simili, questo libro presenta una certa omogeneità frutto di un’attenta selezione dei temi e di un filo conduttore rappresentato dal ruolo delle Regioni in un contesto in cui “los Estados son «demasiado pequeños» para controlar sus decisiones económicas o financieras relevantes, pero demasiado ‘grandes’ para alcanzar políticas sociales y culturales eficientes” (pag. 11). Il volume si compone di sei capitoli (più una breve presentazione della curatrice).
Il primo capitolo si intitola “Los retos de la «grande crisis»: la autonomía territorial (o lo que queda) ante el espejo de Europa” e in quella sede Anna Margherita Russo prende le mosse dalla crisi e dall’opera di Manuel García Pelayo, che già nel 1950 aveva scritto della crisi del diritto costituzionale dinanzi alla “sfida” del pluralismo:
“En primer lugar falta unidad en la imagen y en la estructura jurídico-constitucional del mundo: todo un pluralismo de situaciones reales, de relaciones de poder y de concepciones ideológicas hacen radicalmente imposible tal unidad” (M. García Pelayo, “Derecho constitucional”, in M. García Pelayo, Obras completas, tomo III, Madrid, Centro de Estudios Políticos y Constitucionales, 2009, 2271 ss, 2282).
L’Autrice identifica alcuni elementi che rappresentano il punto di partenza delle riflessioni contenute nel volume ovvero l’impossibilità di concepire i sistemi statali come chiusi e, di conseguenza, la necessità di ricercare le cause di alcuni significativi mutamenti costituzionali anche in fattori formalmente esterni al contesto nazionale. Nel secondo capitolo Francisco Balaguer Callejón approfondisce la già citata natura multidimensionale della crisi, analizzando il rapporto fra “Crisis económica y crisis constitucional en Europa” . L’autore sottolinea le pericolose derive che il processo integrativo starebbe conoscendo all’indomani delle soluzioni intergovernative adottate per fronteggiare la crisi e l’effetto negativo che queste soluzioni hanno sugli attori democratici interni.
Il terzo (scritto da Roberto Blanco Valdés e intitolato “Pero, ¿existen de verdad los Senados territoriales?”) ed il quarto (firmato da Xavier Arbós Marín e intitolato “Acuerdos prejudiciales y conflictos intergubernamentales sobre normas con rango de ley”) capitolo guardano agli attori operanti in un sistema territorialmente composto e ai meccanismi istituzionali attraverso cui essi interagiscono (bicameralismo, senati veramente territoriali, accordi intergovernativi). L’idea di fondo è che la crisi, come tradizionalmente avvenuto, sia anche fonte di frizione fra livelli di governo e che quindi sia necessario guardare agli strumenti che gli ordinamenti presentano per la rappresentazione, composizione ed eventualmente soluzione dei conflitti.
Il quinto capitolo rappresenta uno dei case study del volume (la “Reforma de la Constitución y del modelo de «federalismo fiscal» en España) e conferma la difficoltà di distinguere fra cause interne ed esterne nei processi di riforma costituzionale. Si tratta di uno dei capitoli più interessanti dell’Opera, anche per la felice sinergia fra riflessioni giuridiche (affidate a Violeta Ruiz Almendral) ed economiche (ad opera di Alain Cuenca).Il quinto capitolo segue quindi una dinamica top down, cercando di leggere una riforma interna alla luce del dato europeo. Per converso, l’ultimo capitolo è intitolato “Las entidades subestatales en la negociación del marco financiero plurianual 2014-2020 (una comparación entre las estrategias de las CC.AA. y los Länder alemanes)”e sembra seguire una direzione bottom up, concentrandosi sul ruolo che gli attori regionali hanno nella negoziazione del quadro finanziario pluriennale. L’Autore, Mario Kölling, ha anche il merito di estendere l’attenzione all’ordinamento tedesco.
Il quadro che emerge da tutti questi contributi conferma l’importanza che gli attori substatali hanno nell’attuale fase del processo integrativo, a dispetto di quello che gli autori tedeschi chiamano Landesblindheit, sia per l’importanza che hanno nelle politiche dell’Unione, sia per la maggiore (anche se ancora oggi limitata) attenzione suscitata nella giurisprudenza europea (D. Caruso, 2011, “Direct Concern in Regional Policy: The European Court of Justice and the Southern Question”, European Law Journal, 804–827).
Più in generale, un altro elemento comune ai capitoli del libro qui recensito consiste nel concepire la crisi non solo o non tanto come una minaccia per il sistema multilivello quanto come un’occasione di riflessione (come del resto l’etimologia della parola ‘crisi’ ci ricorda) sui destini del processo integrativo.