La Corte di giustizia dell’Unione europea assimila (per i benefici matrimoniali ai dipendenti) il Pacs al matrimonio

Mentre l’Australia segna un “passo indietro” nella protezione della parità di diritti delle persone omosessuali e della loro vita familiare negando l’ingresso al matrimonio fra persone del medesimo sesso nel proprio ordinamento, la Corte di giustizia dell’Unione europea assimila gli istituti familiari aperti alle coppie del medesimo sesso al matrimonio, contrastando una discriminazione diretta fondata sull’orientamento sessuale.

Con la sentenza resa nella causa C-267/12 (Frédéric Hay c. Crédit agricole mutuel de Charente-Maritime et des Deux-Sèvres) i giudici della corte europea (Pres. von Danwitz, rel. Šváby) hanno stabilito la sussistenza di una violazione del ‘principio di parità di trattamento’ di cui alla dir. 2000/78/CE in materia di occupazione e condizioni di lavoro in occasione dell’applicazione della disposizione di un contratto collettivo nazionale francese in forza della quale i c.d. ‘benefici matrimoniali’ concessi ai dipendenti in occasione del loro matrimonio (giorni di congedo straordinario e premio stipendiale) erano stati negati a un lavoratore dipendente unito in un PACS (pacte civile de solidarité) con una persona del medesimo sesso.

La decisione viene assunta sulla base della comparabilità e analogia di situazione (in relazione alla finalità e ai presupposti di concessione dei benefici matrimoniali) fra persone che possono unirsi in matrimonio e persone che, essendo del medesimo sesso, non possono invece accedere al matrimonio, ma a un diverso istituto che formalizza la loro unione familiare.

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