The Charter of Fundamental Rights of the European Union: a tool to strengthen and safeguard the rule of law?

NB This is an intervention from the Conference “The Shield of Europe: The European Charter of fundamental rights” , European Parliament Brussels 13.01.2016

1. Fifteen years after the European Charter of Fundamental Rights’ proclamation in Nice and six years after its transformation into a text of EU primary law, now may be the right time to rationally assess its impact on the European legal order (covering both the EU institutions and the Member States when acting under the EU Treaties) in order to evaluate the critical tensions it gives rise to, as well as its unfulfilled potential.

First and foremost this could apply to the Charter as an instrument to implement the principle of the rule of law, which is currently under strain at both the supranational level (see the lack of transparency and democracy in EU economic governance) and at the national level, as emerged recently in the Hungarian and Polish cases, which have drawn the attention of the media and the European Commission.[2]

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Tar Lazio e disapplicazione di una normativa interna in contrasto con la CEDU

Una recente sentenza dei giudici amministrativi molto discutibile (che incollo qui di sotto), va nettamente contro la 348, 349 ( 2007), la 39 (2008), la 311 e 317 /2009, la n. 93 /2010; è stata emessa dal Tar del Lazio (n. 11924/2010) e pubblicata su www.federalismi.it . Si ritiene direttamente applicabili le sentenze di Strasburgo, dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona

Le ragioni addotte sono due: l'avere il nuovo art. 6 TUE ribadito la formula per cui i diritti che derivano dalla Cedu fanno parte del diritto dell'Unione in quanto principi generali e l'avere, sopratutto, previsto l'adesione dell'UE alla CEDU

Quanto al primo punto il rilievo è poco pertinente perchè già prima del Trattato di Lisbona l'art. 6 rendeva i diritti Cedu principi generali del diritto del diritto comunitario, ma il caso in esame non rintra in quest'ambito.

E' evidente che vi è stata (sopratutto grazie all'art. 52 della Carta di Nizza) una "comunitarizzazione " della giurisprudenza Cedu, ma solo per questioni che possono definirisi come di diritto dell'Unione.

Il secondo argomento è ancora più opinabile. Solo ieri si è avuto il mandato negoziale per l'adesione dell'UE alla Cedu; la procedura e le questioni poste da tale " passaggio epocale" sono tutt'altro che semplici e di lineare soluzione. Anticipare, forse di anni, gli effetti di un evento così incerto e dai contorni ancora non chiari, è operazione piuttosto arbitraria. In ogni caso non è affatto scontato che con la prevista adesione sparisca la distinzione tra atti dell'Unione ed atti interni (rispetto alla Cedu) e che la giurisprudenza Cedu possa applicarsi con la specifica forza del diritto dell'Unione ( ad sempio con la disapplicazione del diritto interno come nel caso in esame) anche per qualsiasi atto degli Stati aderenti. Proprio questo è uno dei punti più controversi del futuro negoziato di adesione.

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Questione di legittimità costituzionale della legge Cirielli per contrasto con la CEDU

La mia sezione della Cassazione con una decisione dell'11 giugno scorso ha sollevato questione di legittimità costituzionale della norma transitoria della cosidetta legge Cirielli in materia di prescrizione per contrasto con la Cedu, in particolare con la sentenza Scoppola II. E' vero che la Corte ha già esaminato la costituzionalità della norma della norma della legge Cirielli con la 393/l 2006 (che stabilisce notoriamente per i processi in corso norme transitorie che derogano all'immediata applicazione della lex mitior), prendendo in esame anche la compatibilità con la giurisprudenza ed i principi sovranazionali ( UE e Consiglio d'Europa); ma con la Scoppola II la Corte dei diritti dell'uomo ha nettamente affermato nel settembre 2009 l'applicabilità della legge più favorevole" senza se e senza ma". Si imponeva quindi una nuova valutazione della questione.

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