Come parlare di “democrazia in Europa”?

Vanno aumentando i contributi – soprattutto di studiosi giovani – sulle forme del processo democratico in Europa. Il tema è ancora quello del superamento del “deficit democratico”, inevitabilmente. Ma viene spesso accantonato il dibattito sull’esistenza di un “popolo europeo”, centralissimo fino a pochi anni fa; né appaiono più determinanti le questioni della parlamentarizzazione degli assetti di governo, della definizione di un sistema elettorale unico e di partiti politici europei.
Si conferisce risalto, piuttosto, alle dinamiche procedimentali di interrelazione tra arene parlamentari e tra queste e la società civile. Sono le nuove forme della democrazia deliberativa auspicate nel nuovo TUE, sulla scia dell’entusiasmo per il “metodo convenzione”.

Un entusiasmo caldeggiato tanto da chi aderisce a visioni partecipative, se non “movimentiste”, del dialogo tra istituzioni e società civile, quanto da chi ritiene che questi strumenti si fondino su di una sfera pubblica coesa e preformata, in cui si riproducono rapporti di potere e posizioni di dominio poco trasparenti.
Si tratta di un tema che può non appassionare, per l’alto tasso di astrattezza che lo connota e perché spinge lo studioso ad approcci estremamente valutativi, se non continuamente prognostici.
E tuttavia pone questioni metodologiche di straordinaria importanza. Perché i radicali mutamenti di approccio che caratterizzano molti degli studi recenti non seguono soltanto le innovazioni normative, ma rispondono, soprattutto, ai mutamenti del concetto stesso di democrazia nel momento attuale: la sfiducia verso la funzione di mediazione dei soggetti collettivi tradizionali, la riscoperta della dimensione dell’interesse privato o di parte nell’interlocuzione con le istituzioni, il superamento del pregiudizio avverso la burocrazia europea, ecc…
La presa di posizione su queste posizioni traccia un nuovo discrimine tra euro-entusiasti e difensori del modello di democrazia nazionale. Io, francamente, non saprei dove collocarmi.
Ma un caso recente mi ha colpito: è in corso l’esame del Parlamento europeo sulla proposta di regolamento di attuazione dell’istituto dell’iniziativa legislativa europea. La Commissione aveva aperto una consultazione pubblica on-line, e la proposta avanzata al Parlamento risente a tal punto degli auspici formulati dai partecipanti al forum che è presente la possibilità per i singoli cittadini di aderire all’iniziativa popolare europea mediante internet! Vedremo se il Parlamento lascerà intatta la norma, ma c’è da riflettere per abbozzare scenari futuri della “democrazia in Europa”.