Corti e diritti sociali: a lezione dal Sudafrica?

L’8 ottobre del 2009 la Corte costituzionale del Sudafrica è stata adita con ricorso in appello contro una pronuncia della Supreme Court of Appeal, e si è trovata per la prima volta a dover interpretare il diritto costituzionale all’acqua [Mazibuko and Others v City of Johannesburg and Others, Case n. CCT 39/09]. Il punto del ricorso verteva sulla legittimità della condotta del governo locale, la City of Johannesburg, e della società municipale di fornitura dell’acqua, che avevano installato nelle aree povere di Phiri dei contatori pre-pagati, al fine di tassare i consumatori per la quantità di acqua che eccedeva la dotazione mensile di sei chilolitri. Quantificare la disposizione costituzionale che stabilisce il diritto di accesso ad una “quantità sufficiente di acqua”, come ha ricordato la Corte, non è un compito facile. Tanto più in un paese in cui si stima che otto milioni di abitanti non vi abbiano adeguato accesso.

Ciò nonostante, rigettando l’ipotesi di fornire un’interpretazione quantitativa, la Corte ha ripreso alcuni precedenti come i casi Grootboom e TAC per consolidare l’interpretazione dei diritti sociali e il judicial enforcement.
Nella costituzione sudafricana, la definizione di “diritti sociali in senso stretto” si riferisce al disposto degli articoli 26 (sul diritto ad una abitazione), 27 (sul diritto all’assistenza sanitaria, ad una sufficiente alimentazione e acqua, e alla sicurezza sociale), 28 (sui diritti dei fanciulli), e 29 (sul diritto all’istruzione). Associata alla garanzia formale, la Carta prevede una vera e propria constitutional obligation nella previsione secondo cui “Lo stato deve mettere in atto misure legislative e di altro tipo, nell’ambito delle risorse disponibili, per raggiungere la progressiva realizzazione di tali diritti”. Sulla base di questa disciplina, la Corte sudafricana ha enucleato tre elementi chiave che concorrono a definire un quadro di valutazione della condotta del governo. Primo, che tale disposizione coinvolge le tre sfere di governo nazionale, provinciale e locale, che devono mettere in atto programmi di sviluppo “ragionevoli” attraverso strumenti normativi e politiche pubbliche. Secondo, che i provvedimenti e i programmi descritti devono essere progressivi, ma costanti e continuamente rivisti. Terzo, che i vincoli di bilancio e la scarsità di risorse costituiscono un parametro di valutazione delle politiche pubbliche, ma non un legittimo limite di non-intervento. Siamo di fronte ad un mandato imperativo costituzionale che sorge in capo al legislatore e all’Esecutivo a seguito dell’elevazione dei diritti sociali a rango di diritti fondamentali tutelati nel testo costituzionale?
In Grootboom (Case n. CCT 11/2000) ha inflitto un duro colpo alla politica abitativa del governo ritenendo non ragionevoli e sufficienti le azioni predisposte per risolvere l’emergenza abitativa, sulla base dell’articolo 26. Nell’order ha imposto al governo di adottare delle misure immediate per far fronte alla situazione disperata dei ricorrenti.
Con il caso TAC (Case n. CCT 8/2002) si è chiuso un braccio di ferro che ha contrapposto governo e Corte costituzionale/società civile sulla questione della pandemia di AIDS. La Corte ha ritenuto non-ragionevolmente fondate le restrizioni previste dal Ministero della salute nella somministrazione del farmaco della nevirapina (un anti-retrovirale per combattere la trasmissione del virus dell’HIV nel contagio madre-figlio) di fronte agli effetti benefici che la somministrazione del farmaco avrebbe portato a livello sociale ed ha ingiunto al Governo di estendere la somministrazione del farmaco a tutti i siti medici predisposti nel più breve tempo possibile, sulla base del diritto all’assistenza sanitaria.
Nel caso Mazibuko (Case n. CCT 39/09) ha reso un’interpretazione restrittiva. Con un giudizio unanime, ha rigettato gli argomenti dei ricorrenti, cassando i giudizi della High Court e della SCA e ritenendo ragionevole e fondato il programma del governo locale per fornire la quantità di acqua costituzionalmente garantita.