Recensione del volume X. Contiades (a cura di), Constitutions in the Global Financial Crisis. A Comparative Analysis, Ashgate, Farnham, 2013

Il volume collettaneo curato da Xenophon Contiades costituisce la prima pubblicazione in lingua inglese sugli effetti della crisi sui sistemi costituzionali nazionali. Se infatti non mancano pubblicazioni pioneristiche dedicate al fenomeno in lingua italiana – basti pensare al recente volume di Giorgio Grasso “Il costituzionalismo della crisi” (Editoriale Scientifica, Napoli, 2012) “Constitutions in the Global Financial Crisis. A Comparative Analysis” ha il merito di raggiungere un pubblico più vasto, favorendo ulteriormente lo studio degli effetti della crisi sul piano nazionale.

I contributi presenti in questo lavoro mirano ad alcune osservazioni critiche relative all’impatto che la crisi ha avuto, in particolare, sulla forma di governo, sull’attività normativa, sulla costituzione formale e materiale, nonché sulla giurisprudenza degli organi di giustizia costituzionale.

Un interrogativo di fondo accomuna la disamina dei vari casi: possono le Costituzioni e il costituzionalismo influenzare il corso della crisi, allo stesso modo in cui esse ne sono influenzate?

Il volume prende le mosse dalla distinzione tra quattro diverse reazioni costituzionali alla crisi, le quali dipendono sia da fattori esterni (quale l’impatto concreto della crisi sul Paese), che interni (come, ad esempio, la specifica organizzazione dei poteri o la cultura costituzionale). Tali reazioni sono: l’“aggiustamento”, la “sottomissione”, il “collasso” e la “resistenza”. Questa distinzione, operata prendendo in considerazione la reazione iniziale dei Paesi all’insorgere della crisi, permette di creare una tassonomia dei casi analizzati, che si riflette nell’intelaiatura su cui si articola il volume. Così, ad una prima parte introduttiva, a firma di X. Contiades e A. Fotiadou, seguono i vari contributi che approfondiscono le  singole reazioni costituzionali.

La parte II del volume è dedicata a casi classificati come esemplificativi dell’“aggiustamento” e contiene i saggi di: D.G. Morgan (The Constitution and the Financial Crisis in Ireland), T. Groppi, I. Spigno e N. Vizioli (The Constitutional Consequences of the Financial Crisis in Italy), R Baloidis e J. Pleps (Financial Crisis and the Constitution in Latvia), A. Ruiz Robledo (The Spanish Constitution in the Turmoil of the Global Financial Crisis), J.F. McEldowney (The Constitution and the Financial Crisis in the UK ); la parte III è dedicata ai casi di “sottomissione” e contiene i saggi di X. Contiades e I. Tassopoulos (The Impact of the Financial Crisis on the Greek Constitution) e J. E. M. Machado (The Sovereign Debt Crisis and the Constitution’s Negative Outlook: A Portuguese Preliminary Assessment); la parte IV è dedicata ai casi di “collasso” a firma di Z. Szente (Breaking and Making Constitutional Rules: The Constitutional Effects of the Financial Crisis in Hungary) e B. Thorarensen (The Impact of the Financial Crisis on Icelandic Constitutional Law: Legislative Reforms, Judicial Review and Revision of the Constitution); infine, la parte V del volume contiene il saggio di M. Tushnet dedicato agli Stati Uniti, esemplificativo della “resistenza” della Costituzione alla crisi economica (The United States Constitution and the Great Recession).

I vari contributi si soffermano sulle specificità nazionali, ma la lettura del volume permette di notare somiglianze e differenze tra i vari Paesi. Se nei Paesi soggetti all’“aggiustamento” si può notare un’erosione della funzione legislativa a vantaggio del potere esecutivo, (Spagna, ad esempio); il caso statunitense, rappresentativo della reazione di “resistenza”, mostra invece che la crisi non si è affatto tradotta in uno svilimento del ruolo del Parlamento, ma ha comportato addirittura un aumento dell’attività di controllo parlamentare.

Per quanto riguarda invece i tratti comuni, essi riguardano in particolare il sistema politico e l’emergere di una “giurisprudenza della crisi”.

La crisi ha infatti comportato quasi ovunque una diminuzione di fiducia nei confronti della classe politica, che si è accompagnata in alcuni casi al collasso dei partiti tradizionali e all’emergere di formazioni politiche nuove. D’altro canto, in molti Paesi le misure adottate per far fronte alla difficile situazione economica sono state poste all’attenzione dei giudici: le corti sono state chiamate a risolvere un “hard-to-solve puzzle”(secondo le parole di Contiades e Fotiadu) da intendersi come la necessità di comporre il contrasto tra esigenze di salvaguardia finanziaria da un lato e il rispetto dei principi fondamentali dall’altro. In questo contesto di crisi, la giurisprudenza (sia costituzionale, che di merito) ha assunto con una certa riluttanza il ruolo di arbitro finale, preferendo non fare leva sui diritti sociali per dichiarare l’incostituzionalità degli atti normativi anti-crisi. Allo stesso tempo però si nota l’esistenza di una sorta di dialogo implicito fra le corti, sorto non solo per l’analogia delle questioni di costituzionalità trattate, ma anche per la simile considerazione delle implicazioni politiche delle decisioni giudiziarie da parte dei giudici. Benché sia prematuro fare considerazioni riguardo all’eredità di questa nascente giurisprudenza, ciò che emerge è che la crisi costringe il costituzionalismo ad un riassestamento.

La crisi rappresenta infatti una sfida forte per il costituzionalismo e arriva a colpire la stessa funzione simbolica della Costituzione: gli autori si interrogano sulla permanenza o meno della fiducia nella Costituzione e notano che, paradossalmente, l’introduzione di vincoli di bilancio è promossa proprio in un periodo in cui le Costituzioni stanno perdendo la loro normatività e la loro funzione simbolica. Il volume è quindi ricco di suggestioni, anche se non va esente da alcune criticità. Quella maggiore riguarda il fatto che talvolta le conclusioni cui gli autori giungono appaiono già superate o quasi, dal momento che non tengono in considerazione l’evoluzione della giurisprudenza o della risposta legislativa. Esemplificativo a questo riguardo è il caso del Portogallo: alla luce delle sentenze 396/2011 e 353/2012 del Tribunale costituzionale, il Portogallo è annoverato tra i casi di “sottomissione” della Costituzione alla crisi; ad oggi però, anche alla luce della sentenza 187/2013, che ha dichiarato l’incostituzionalità di varie disposizioni della legge di bilancio 2012, l’atteggiamento di self-restraint imputato al Tribunale appare molto più ridimensionato.

Nonostante questo, il volume mantiene il suo interesse: oltre a fare il punto della situazione fino al 2012 e a dipingere un quadro d’insieme delle conseguenze costituzionali della crisi, infatti, il testo solleva interrogativi che sono tuttora senza risposta, come ad esempio cosa spinga una costituzione a reagire in un modo o in un altro e come si sviluppi poi tale reazione nei vari ordinamenti costituzionali influenzati dalla crisi.